La Generazione Z, cresciuta nel mondo digitale, sta rivoluzionando il modo in cui fruisce dei contenuti, e il calcio in TV sembra non essere più uno di questi. Sebbene il calcio rimanga uno degli sport più seguiti a livello mondiale, la sua versione televisiva fatica a catturare l’attenzione dei giovani nati tra la fine degli anni ’90 e il 2010. Le ragioni di questo disinteresse sono molteplici e vanno dalla noia legata al ritmo delle partite, al linguaggio antiquato dei commentatori.
La noia del format tradizionale
Le partite di calcio, spesso lunghe e scandite da tempi morti, non riescono a reggere il confronto con i contenuti a cui la Generazione Z è abituata. I video su TikTok, YouTube e Instagram Reels, con la loro durata breve e il ritmo serrato, hanno abituato i giovani a una fruizione di contenuti immediata, dinamica e stimolante. I 90 minuti di una partita di calcio, con le pause, i falli e i tempi morti, sembrano eccessivi e fuori sincronia rispetto alle loro abitudini di consumo. Per loro, il calcio in TV può apparire statico, con poche emozioni concentrate e una narrazione che si sviluppa troppo lentamente.
Linguaggio superato dei commentatori
Un altro aspetto cruciale è il linguaggio usato dai commentatori sportivi. Molti di loro provengono da una generazione più vecchia e, di conseguenza, utilizzano un registro linguistico che risulta distante dai giovani. La Generazione Z è abituata a un lessico che si evolve rapidamente, con influenze digitali e globali. Il gergo utilizzato nelle cronache televisive appare formale, ripetitivo e a tratti pomposo, privo di quel linguaggio colloquiale, ironico e vivace che caratterizza le piattaforme social.
Inoltre, i commentatori spesso tendono a enfatizzare aspetti che non risuonano più con i valori e gli interessi della Gen Z. I giovani sono attratti da narrazioni autentiche, da storie che mettano in luce diversità e inclusività, temi che raramente emergono nelle telecronache calcistiche tradizionali, dove prevalgono approcci più conservatori e uniformi.
No dico ma avete provato a sentire le telecronache? Di Sky si salva sicuramente Nicola Roggero di cui è possibile trovare molti reel su Insta; Roggero è dissacrante, oltre ad essere competente. Ciò che accade altrove invece è tutto molto cringe (non useremmo qui il termine cringe se non fosse per il fatto che è questo il sentimento che suscita in un ascoltatore della generazione Z). Intanto bisognerebbe spiegare ai commentatori RAI cos’è un millenial: ricordo ancora quando Moise Kean (nato nel 2000) esordì in nazionale e fu detto che era il primo millenial a giocare in nazionale. Ai commentatori RAI ricordiamo chi sono i millenial in questo articolo.
Altra cosa che è imbarazzante dei commentatori è la retorica e l’insistenza su dettagli che possono essere commentati solo al bar, e anche la narrazione, di molti commentatori, che precede la partita è francamente imbarazzante; sarebbe sufficiente ricordare alcuni dati come posizione in classifica e la posta in palio.
La competizione con altre forme di intrattenimento
Oltre alla noia percepita e al linguaggio desueto, c’è una concorrenza spietata che il calcio in TV deve affrontare: altre forme di intrattenimento, come i videogiochi, gli eSport, e le serie TV in streaming, che offrono narrazioni coinvolgenti e interattive. Questi contenuti permettono alla Generazione Z di essere non solo spettatori, ma anche partecipanti attivi, una dimensione che il calcio televisivo non riesce a offrire.
Anche quando i giovani seguono il calcio, lo fanno in modo diverso. Preferiscono gli highlights, gli spezzoni più spettacolari che possono vedere su YouTube o sui social, piuttosto che seguire un’intera partita. Cercano la spettacolarità, l’evento straordinario, e lo vogliono subito, senza dover attendere per due ore.
Il futuro del calcio tra social e streaming
Per riconquistare la Generazione Z, il mondo del calcio deve adattarsi e innovarsi. Le nuove piattaforme come Twitch, che permettono uno streaming più interattivo e diretto, potrebbero rappresentare il futuro della fruizione sportiva per i giovani. Anche il ruolo dei commentatori potrebbe evolversi, diventando più vicino ai content creator che i giovani seguono quotidianamente sui social.
Un linguaggio più moderno, meno ingessato e più in linea con i tempi, insieme a un format più flessibile e breve, potrebbe essere la chiave per riportare il calcio al centro dell’interesse dei giovani. Pensate se una partita fosse commentata ad esempio da Blur; se si avesse la possibilità di scegliere l’audio (vuoi Pardo o vuoi Blur?)
La Generazione Z non è più disposta a guardare il calcio come facevano le generazioni precedenti. Si annoiano, il format è lungo e i commentatori parlano una lingua che non li coinvolge. Per catturare la loro attenzione, il calcio deve reinventarsi, abbracciando i nuovi linguaggi e le nuove forme di intrattenimento digitale che ormai dominano il panorama culturale giovanile.
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