L’uso dei termini ammartare e ammartaggio è un argomento che divide gli appassionati di linguistica e di esplorazione spaziale. Sebbene queste parole siano comparse in contesti giornalistici e scientifici, come nel caso della sonda InSight su Marte nel 2018, il loro valore linguistico è controverso. Analizziamo se sia corretto parlare di ammartaggio e quali implicazioni comporta rispetto a termini più consolidati come atterraggio e ammaraggio.
La parola “atterraggio”: significato e origine
“Atterraggio” non si riferisce esclusivamente al pianeta Terra, ma al concetto di terra inteso come suolo o superficie solida. La radice del termine si lega al latino terra, che designa la superficie ferma in opposizione al mare o all’acqua. Questo spiega perché espressioni come cadere a terra, gettare a terra o sedere a terra non implicano il nome proprio del pianeta, bensì un riferimento generico al terreno solido.
In questo senso, atterrare si applica a qualsiasi superficie ferma, indipendentemente dal corpo celeste su cui ci si trovi. È quindi corretto dire atterrare su Marte, perché si tratta di toccare il suolo, proprio come accade sulla Terra o sulla Luna.
Ammaraggio e la sua applicazione ai corpi d’acqua
Il termine ammaraggio è usato per descrivere l’atterraggio su una superficie d’acqua. È ben radicato nella lingua italiana e trova origine nell’opposizione tra terra e mare, dove il mare rappresenta l’alternativa alla terraferma. Ma è corretto parlare di ammaraggio se un idrovolante si posa su un lago o un fiume?
Dal punto di vista strettamente linguistico, la risposta è negativa. Un lago non è mare, e quindi ammaraggio sarebbe improprio. Tuttavia, nell’uso comune, la parola ha acquisito un’accezione estesa, includendo qualsiasi superficie acquatica. Questa estensione semantica non è insolita in linguistica: termini specialistici spesso si ampliano per praticità d’uso.
È corretto dire ammartaggio?
Il termine ammartaggio, così come il correlato ammartare, segue lo schema di costruzione parasintetica che ha portato a parole come allunaggio. Tuttavia, secondo l’Accademia della Crusca, il suo uso presenta una contraddizione intrinseca. Infatti, atterraggio si basa sul significato di terra come suolo, non come nome proprio del pianeta Terra. Usare ammartaggio implica attribuire a Marte un valore semantico esclusivo che non si riscontra nella lingua italiana per altri contesti.
Espressioni come sedere a Marte o gettare a Marte sarebbero palesemente cacofoniche e poco pratiche. Per questa ragione, ammartaggio è considerato un occasionalismo: un termine creato per un contesto specifico, ma non destinato a entrare stabilmente nel lessico italiano.
Futuri neologismi spaziali: tra coerenza e cacofonia
Se accettassimo ammartaggio, dovremmo creare una serie di termini simili per ogni corpo celeste: aggiovaggio per Giove, avveneraggio per Venere, assaturnaggio per Saturno. Molti di questi neologismi suonano cacofonici e poco pratici, il che ne limita l’accettazione. Inoltre, il loro uso potrebbe complicare ulteriormente la lingua, andando contro il principio di economia linguistica che privilegia soluzioni semplici e comprensibili. Insomma in questo luna park linguistico sembra ci sia un po’ di confusione
Sintesi: tra tradizione e innovazione linguistica
Dire atterrare su Marte è pienamente corretto, in quanto rispetta il significato etimologico di “terra” come suolo. L’uso di ammartaggio, sebbene affascinante e suggestivo, rimane un occasionalismo utile in contesti giornalistici o divulgativi, ma privo di basi linguistiche solide per un’adozione sistematica. La lingua evolve con le necessità, ma è fondamentale mantenere coerenza e chiarezza, soprattutto quando si esplorano le frontiere dell’ignoto.
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